Riflessioni sul discernimento
Alcune brevi riflessioni sul discernimento trasmesse da padre Gian Giacomo Rotelli a margine di una riunione con una Cvx di Roma
Il Papa ha concluso l’esortazione Gaudete et Exsultate sulla chiamata alla Santità sottolineando l’importanza della preghiera e del discernimento.
Si tratta infatti di due dimensioni fondamentali della vita cristiana.
Il discernimento come dimensione fondamentale del cristiano
Mi sento di dire come prima cosa che il discernimento costituisce appunto una dimensione fondamentale del cristiano, che lo qualifica al punto che potremmo porci davanti ai non credenti proprio come uomini e donne che hanno questa caratteristica, essere “uomini e donne di discernimento” (in prima battuta senza nessuna qualifica ‘religiosa’).
Mi spiego. Il discernimento è lo strumento per eccellenza dell’uomo libero, inteso come colui che
- non accetta di sottomettersi alla schiavitù della paura di scegliere e
- sa di non potersi affidare a una serie di norme o di comandamenti già scritti, per scegliere nelle singole e sempre diverse situazioni dell’esistenza umana storicamente condizionata.
Allora la sua strada, se vuole uscire da uno stato di radicale insicurezza, diventa necessariamente quella del discernimento.
Ciò significa che deve impegnarsi:
- alla conoscenza di sé, per una consapevolezza sempre più piena di che cosa si muove dentro di lui e soprattutto di che cosa lo muove nello scegliere
- a una conoscenza di un sé in costante dialogo con la storia, cioè con la vita, le relazioni, gli eventi in cui si muove
- e, a partire da ciò che emerge in lui, si impegna a cercare di fare le scelte più opportune.
Crescere… verso una libertà sempre più grande
Questo esercizio del discernimento così inteso fa crescere a sua volta nella capacità di discernere, in quanto si tratta di un esercizio della libertà, che, come tale, ogni volta fa crescere verso una libertà sempre più grande, e quindi verso una maggiore umanità.
Lo strumento del discernimento non può essere per così dire ‘vuoto’, deve avere un riferimento
La pienezza della libertà comporta infatti indissolubilmente la presa su di sé della responsabilità, cioè il fatto di dover rispondere a qualcuno dell’esercizio della nostra libertà, che è sempre inserita in una serie di relazioni e quindi non può mai essere gestita in totale auto-riferimento.
Questo riferimento può essere un valore o un complesso di valori. Oppure, come per noi, può essere una persona. Per noi infatti questo riferimento è Gesù di Nazaret.
Gesù, con i suoi sentimenti, i suoi criteri di scelta, il suo stile di relazionarsi e di amare, cioè il suo stile di vita (‘il suo modo di procedere’, direbbe S. Ignazio). È a questo riferimento che noi siamo chiamati, di più: attirati, continuamente, a rifarci.
Dove responsabili verso di Lui, come anche responsabili – per i non credenti – verso il sistema di valori comunque assunto, significa in fondo rispondere di noi stessi alla verità più profonda di noi stessi.
Ultima osservazione. Il massimo della libertà si coniuga con il massimo dell’obbedienza, perché in ogni circostanza nessuna legge determina la mia scelta (massimo della libertà), ma sono chiamato a fare sempre e soltanto ciò che in quella situazione l’amore mi chiede (massimo dell’obbedienza).
Cari saluti a Padre Giangiacomo conosciuto a Selva di Val Gardena. Le sue riflessioni sempre profonde
Grazie, riferiremo all’interessato :))
È sempre un piacere ascoltare Padre Rotelli, fin dai tempi di Selva nel 1974 e 1977.
Un caro saluto e un indelebile e affettuoso ricordo.
Grazie, lo trasmetteremo a padre Rotelli :))