24 Aprile 2024
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Vangelo della Resurrezione di Gesù (Gv 20, 1-18): un racconto a più voci

Dopo l’esperimento di scrittura in preparazione alla Pasqua, abbiamo pensato di proporre una nuova riscrittura, questa volta del vangelo della resurrezione di Gesù, con il duplice scopo di fermarci un altro poco a riflettere, meditare e pregare sulla resurrezione e per trovare conforto in questo momento così difficile che tutti, in tutto il mondo, stiamo vivendo.

Anche questa volta non si tratta di un esercizio di stile o di una prova per vedere se si è bravi o capaci. È piuttosto un modo per interiorizzare la Parola.

Testo del Vangelo di Giovanni 20, 1-18

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».
Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro.
Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti. I discepoli perciò se ne tornarono di nuovo a casa.
Maria invece stava all’esterno, vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù.
Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto». Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù.
Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!» – che significa: «Maestro!». Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: «Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro».
Maria di Màgdala andò ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!» e ciò che le aveva detto.

La Voce narrante: il Telo

Sono figlio di trama e ordito, incroci che generano tessuto, di mani che accarezzano con forza e costanza. Mani capaci di muoversi, ferme e gentili, capaci di disegnare nell’aria movimenti ripetuti che solo chi non conosce quelle mani può pensare siano sempre uguali.

Quando Avram mi ha portato al mercato mi è dispiaciuto, mi sono sentito tradito. Ma poi ho sentito con quale fermezza dichiarava il mio prezzo, il mio valore. L’ho visto mantenere fermo quel prezzo e ha fatto bene, sono un pezzo di stoffa bellissimo.

Non vi racconterò tutta la mia vita, arriverò in fretta a questi giorni.

Sono stato preso con forza, dalla mensola, chi mi portava con sé sotto il braccio correva, correva, correva.
Sono stato srotolato. Sentivo quelle mani tremanti. D’improvviso su di me è stato posto un corpo, il corpo di un uomo. Sono stato ripiegato poi su di lui. È stato un momento atroce. Io, un pezzo di stoffa leggero e bellissimo, mi sono trovato appiccicato a un corpo sporco, era sangue quello che stava penetrando nel mio tessuto.

Sentivo le ossa spingere contro di me,
sentivo lacerazioni e piaghe diventare mie.
Anche io ero come quel corpo, martoriato.
È stata una notte terribile.
D’un tratto ho sentito un calore fortissimo,
una luce mi ha inondato
per un attimo tutto è stato bianco, luce,
ma i segni e le ingiurie subite
non sono scomparse
solo, son diventate più mie.
È stato un attimo, poi buio, di nuovo.

Con unico movimento mi sono sentito aprire, svolgere, ripiegare, appoggiare sulla pietra dove, fino a un attimo prima, avvolgevo quel corpo. Non c’era più, quel corpo. La pietra che sigillava il sepolcro si è mossa, l’ho vista muoversi, è entrata la luce. Cosa è accaduto a quel corpo? Cosa è accaduto alla pietra?

Parla la Pietra
Vedo un volto di donna, ha gli occhi sbarrati dalla sorpresa.

Si guarda intorno, anche lei come me non capisce ciò che è accaduto.
Ha fatto un passo in avanti, ha allungato un braccio, sembra voler toccare quella pietra per avere conferma di quello che gli occhi le dicono. È stato un attimo, ha ritirato il braccio indietro ed è scappata via.

Quando è tornata non era da sola, era in compagnia di due uomini, uno giovane e l’altro certamente più maturo. Quello giovane, arrivato per primo, si è fermato a un passo dalla pietra, l’altro è entrato subito. Ha fissato lo sguardo su di me. Guardava il mio vuoto, guardava alla mia ormai inutile presenza.
Ha chiuso gli occhi, l’ho visto, l’ho sentito mormorare.

Anche il giovane è entrato, si sono guardati, occhi negli occhi, in silenzio. Poi sono usciti e sono andati via.

La donna che li aveva accompagnati invece è rimasta. Lentamente ha chinato la testa e ha iniziato un flebile pianto. Sembrava una ninna nanna. Piangeva, piangeva.
Ho sentito una voce dirle, chiederle: “Donna perché piangi.”

È stato un dialogo pieno di tenerezza. La donna ancora piangeva, si è voltata. Ho sentito che nuovamente le veniva rivolta la stessa domanda: “Donna perché piangi.”
Ma la voce era un’altra, non era la stessa di prima. Non ho parole per dire quanta fosse la serenità e l’amore che quella voce trasmetteva. Ho avuto la certezza, in un attimo, che quella fosse la voce dell’uomo che fino a poco prima io avevo avuto tra la trama e l’ordito del mio tessuto.

So che la donna poi è andata a dire a tutti che il loro Signore, il loro Rabbi, lei l’aveva visto e che lui le aveva comandato di annunciarlo.
So anche che all’inizio non tutti le hanno creduto, ma poi…

Un discepolo…

Ero un pezzo di stoffa bellissimo, figlio di trama e ordito, generato da mani sapienti e gentili. Adesso in me è impressa per sempre, col sangue, la mappa che porta all’Amore.

Indice dei racconti

Maria di Magdala

È mattino presto, è ancora buio ma non potevo stare lontana da te. Dove sei Signore? Dove ti hanno portato? Sono qui per stare con te, volevo consolarti (o consolarmi?), darti il mio amore e la mia tenerezza, volevo onorare il tuo corpo con profumi e balsami, abbracciarti, che cosa ti hanno fatto Signore?

E non potrò più vederti, sentire la tua voce e incrociare il tuo sguardo di amore, tenerezza e coraggio! Alla tua presenza e nel tuo sguardo mi sono sentita viva, unita e amata, ho bisogno di questo amore Signore!

Ho chiesto di te alle persone che ho incontrato, nel sepolcro e nel giardino, ma non mi hanno risposto. Però tutti mi hanno chiesto perché piangevo e chi cercavo. Come se tu non fossi mai esistito. Ma tu sei radicato nel mio cuore e il mio cuore adesso è un sepolcro vuoto.

E poi mi hai chiamata per nome! Ho sentito di nuovo la tua voce dolce e ferma e ti ho visto, e tutto in me è tornato a vivere, ho sentito calore, pace e una nostalgia vibrante.

Ma avverto e capisco che c’è un distacco tra noi, non posso e non voglio averti tutto per me. Tu sei venuto tra noi per tutti, ci hai mostrato l’amore del Padre per ogni uomo e donna. E mi mandi ad annunciarlo a tutti, a farne dono come hai fatto tu per me, per portare quella vita che tu mi hai donato.

Consolata, ricca del tuo amore e sorretta dal tuo spirito, vado, Signore, dai miei fratelli e sorelle. Signore, aiutami a sentire sempre la tua voce.

[Luisa Bonetti, CVX Trento]

Maria Maddalena e Giovanna

Giovanna: “Ho sentito che ti eri alzata, Maria, è ancora buio, aspettiamo ancora. Non è bene avvicinarsi con questo buio.”

Maria Maddalena: “No, io sono già pronta, forse col buio le guardie, al riparo da sguardi indiscreti mi aiuteranno, tu hai portato gli olii? Non ci può essere prudenza nel mio cuore, solo il desiderio di andare a trovare il Maestro. Non ti ricordi come diceva, la gratitudine di chi è stato perdonato e la mia non può che essere immensa. Tutto ciò che ho ricevuto, io non lo meritavo, e tu sai quante lacrime ho versato. Lacrime di meraviglia, di pietà per me stessa, e di gioia per ciò che ha fatto per me. Quando si pensa a Lui, non c’è mai buio. Adesso vado.”

Sulla salita ogni tanto si fermava, ripensando a ciò che era successo, lo strazio dei giorni trascorsi; affannava, senza più fiato, il dolore non era passato, ma a un tratto un tuffo al cuore, la pietra era spostata, il sepolcro non era custodito. Correndo si avvicinò, un solo sguardo e fuggì via.

A casa di Pietro, piena di angoscia: “Il corpo del Maestro non c’è più… non sappiamo…” E di nuovo di corsa, verso il sepolcro, Giovanni davanti a tutti, ma non osarono entrare. Solo Pietro entrando vide il sepolcro vuoto.

“Io rimasi fuori, non ero degna di entrare, mentre la commozione di nuovo prendeva il sopravvento, le lacrime mi annebbiavano la vista e poi la voce sconosciuta, non una ma due volte ‘Donna perché piangi?’, ma la seconda volta mi chiamò per nome. A quella voce il mio cuore saltò: la gioia, la paura, la speranza. Non lo volevo trattenere, ma abbracciarlo ancora una volta, tutte le mie speranze erano riposte in Lui. E Lui era vivo, e mi ha chiamato ancora. Lo stupore e la meraviglia generarono in me una gioia che non si può descrivere, e obbedii con una pace nel cuore che solo chi lo ha incontrato può capire. E all’improvviso si fece giorno.”

[Francesca Taormina, CVX Palermo]

Maria di Magdala

Di buon mattino, era ancora buio, Maria di Magdala si incammina verso il sepolcro. Freme.
Ha trascorso il sabato a casa piangendo in silenzio. Il dolore per il Maestro catturato, torturato, ucciso. Sepolto in fretta senza devozioni e senza poter piangere sulla sua salma.

È consumata dal dolore. Il dolore del discepolo. Ha seguito Gesù acclamato. Lo ha seguito lungo la via del Calvario, ha lottato con i soldati per cercare di confortarlo, era ai piedi della croce, ha aiutato Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo a seppellirlo.
Maria cerca consolazione nella pietà: ha preparato olii e tele per lavare le spoglie del Maestro.

La notte del sabato non ha preso sonno per l’impazienza di potersi recare al sepolcro

Nel buio si incammina ed è sola. Va verso un luogo oscuro, fuori città, per una strada isolata. Maria conosce il sapore amaro della vita, ha esplorato le pieghe più oscure del cuore umano, il proprio e l’altrui. Ha conosciuto il Maestro buono. Con lui ha curato i poveri e gli ammalati. Si è sentita ricca. Ora è di nuovo alle prese col Male. Ma trova uno spiraglio per praticare ancora il bene: continuare ad amare il Maestro, prendersi cura delle sue spoglie.

Procede a passo spedito, vuole arrivare prima possibile. Prima che chiunque possa profanare la tomba, portare via il Maestro. Pensa a tutti i gesti di pietà che dovrà compiere. Pensa anche alla pietra che forse le impedirà di entrare nel sepolcro.
Avvicinandosi vede la pietra ribaltata. Un colpo al cuore: hanno portato via il Maestro! Non potrà neppure piangere sulla salma! Ancora oltraggi al Maestro.

Senza neppure entrare corre indietro ad avvertire gli altri. Ritornano in tre, ciascuno alla propria velocità. Dopo aver guardato e preso atto degli indizi necessari a capire, Pietro e Giovanni tornano indietro.

Maria resta davanti al sepolcro vuoto. Lei non investiga. Piange a dirotto. Non sta in piedi senza il Maestro, si piega. Si china come a voler baciare quel suolo dove era posto il corpo del Maestro. Lei è solo amore incondizionato.

Grazie a questo suo amore senza condizioni le si palesano gli angeli. Discorre con loro mentre scruta dentro il sepolcro, nel mondo dei morti. Ma gli angeli alzano lo sguardo dietro alle sue spalle. Maria si volge subito, verso il mondo dei vivi: vede il “guardiano del giardino”. Discorre con lui: le interessa solo sapere dove si trova il corpo del Maestro, non accusa, non recrimina, si offre di fare. Lei c’è.
Maria!

Il tono della voce: bisogna immaginare il tono di questa voce. Un tono che significa: vieni qui! ma come, non mi riconosci! sono io! eccomi! Quante volte Maria si è sentita chiamare così.
Maestro!

A gran voce: sei tu! certo che ti riconosco! che gioia! Ora sono lacrime di gioia.
Ecco, il Maestro non indugia nel momento del ritrovarsi. Come sarebbe bello rimanere per sempre nel giardino (non è più un cimitero) proprio come lo sarebbe stato sul Tabor. Ma la gioia del Vangelo della Resurrezione va annunciata fuori dal giardino.

Maestro! è la preghiera del cuore. Il nome del Maestro sgorga dal cuore di Maria mentre corre a dare l’annuncio. È la prima credente alla Resurrezione del Signore. Maestro, che gioia!
[Alessandra Mazzei – CVX Milano]

Gioele

Parla e riflette un discepolo, Gioele, che non era presente davanti alla tomba vuota.

Mentre Gioele, seduto su una pietra fuori della porta del Cenacolo, sta rimuginando tra sé tristemente quanto è successo negli ultimi due giorni, giungono di corsa alcuni degli Undici, dicendo:
– Ehi, amico, hai sentito? È arrivata Maria di Magdala, correndo tutta trafelata, da Pietro e Giovanni, affermando che hanno portato via il Signore dal sepolcro. E Pietro e Giovanni sono corsi lì a vedere… –
– Ma che cosa state dicendo? –
– Sì, sì, è proprio così: Maria di Magdala era andata al sepolcro insieme con Maria di Giacomo e Salome per imbalsamare il corpo di Gesù con gli aromi che avevano portato e ha detto che non l’hanno trovato… –
– Ah! ah! Ah! …fandonie, solo fandonie, fantasie di donne… Ma che dite? Vi siete proprio bevuti il cervello appresso a loro? Addirittura poi perfino Pietro e Giovanni sono stati assaliti dal dubbio che dicessero il vero e sono corsi al sepolcro per verificare di persona! Ma vi pare mai possibile? Come dar credito a pure dicerie di donne? –

…***…

Mi sono sempre chiesto poi perché non sono corso anch’io al sepolcro, perché sono rimasto fermo nelle mie convinzioni, nelle mie certezze, perché sono rimasto ingabbiato nella visione di quell’Uomo martoriato e messo in croce e che fino ad allora avevo creduto essere il Messia che veniva a liberarci… altro che Messia!

Un crocifisso in mezzo ad altri due ladroni, crocifissi come lui e che peraltro ho visto solo da lontano, mescolato tra la folla, perché non ho nemmeno avuto il coraggio di accompagnarlo fin sotto la croce, come ha fatto Giovanni…

D’altronde anche Tommaso, forse, si è trovato a vivere come me questa situazione. Anzi forse lui ha gettato la spugna ancor prima di me, tanto è vero che non si trovava insieme con gli altri, quando dicono che Gesù è apparso.

Eh sì… – dicono – perché, in realtà, invece io c’ero, qualcosa mi aveva trattenuto, non mi ero allontanato come Tommaso, io c’ero… eppure, anche allora, quando l’ho visto apparire a porte chiuse, sono rimasto scettico, imprigionato nelle mie convinzioni.

Questa volta non c’entravano le donne, questa volta Gesù era lì… eppure, eppure anche allora mi sono detto e ripetuto mille volte che no, non poteva essere vero, che era solo un fantasma, una allucinazione… Per me quell’Uomo morto in croce continuava a essere sempre e solo l’ultima parola!

E neppure il ritorno di Tommaso, con la sua appassionata professione di fede, mi ha fatto rinsavire…

Il buio del sepolcro ha continuato ad avvolgermi, ha continuato a tenere chiuso il mio cuore.

Fino a quando, Signore?
Quando, Signore, finalmente rotolerai la pietra sepolcrale che ostruisce il mio cuore, che ottenebra i miei occhi, che paralizza tutto il mio essere?

Dovrò aspettare la Pentecoste…
Ma quando arriverà la mia Pentecoste?….

[Silvana Risi, CVX Gesù Nuovo Napoli]

La pietra del sepolcro

Ho visto una donna, di nome Maria di Magdala, arrivare la mattina molto presto qui al sepolcro. Gli occhi smarriti. Voleva onorare la morte di Gesù. Ma in realtà era lì per un impulso, per un bisogno interiore. Aveva bisogno di metabolizzare. Diceva tra sé: Come posso vivere senza di lui? Chi mi indicherà la via? Chi mi capirà più di me stessa?

Giunta davanti al sepolcro vide che la pietra era stata rotolata, corse a chiamare i discepoli Pietro e Giovanni. Corsero insieme a vedere, Gesù non era lì. I due discepoli tornarono a casa, Maria rimase sola davanti al sepolcro e vinta dalla tensione scoppiò a piangere.

Perché piangi? Le disse un uomo che credeva di non conoscere, lei gli chiese dove avessero portato Gesù.
Gesù le disse: Maria. Le è bastato sentire pronunciare il suo nome per capire tutta la forza di quell’incontro. Era Gesù.

Gesù disse: non mi trattenere perché non sono ancora salito al Padre; ma va da miei fratelli e di loro “Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”.

Ecco è sparito, e che senso ha quello che ha detto “salgo al Padre”. Che cosa vuol dire? Che cosa dirò ai discepoli se non ho capito cosa è accaduto?

Quello che so è che Gesù è con noi, ecco cosa dirò: abbiamo speranza.

[Alessandra Mereu, CVX Immacolata Cagliari]

La pietra

Sempre accusata di essere pesante. Eh! E che accusa sarebbe?
Chi accusa lo sa qual è il mio compito, per cosa mi usano?
Grazie tante che sono pesante. Se non lo fossi non servirei a niente. A cosa serve una pietra se perde la sua pesantezza? A null’altro serve se non a essere gettata via e calpestata dagli uomini.
E già, provateci! Calpestarmi, ancora ancora. Ma gettarmi via, voglio proprio vedervi. Sono pesante. Devo esserlo.
Sono rotonda. Tonda e pesante.
Più che tonda, circolare. Mi si deve poter rotolare fino al punto giusto. E quando con grande sforzo ci si arriva, come se io lo sapessi già che quello è il punto giusto, mi fermo e non mi muovo più. E comincio il mio lavoro. Di chiusura, protezione, sbarramento, ostacolo, blocco.
Ne so, di cose che devo fare. Il bello è che per farle devo solo stare ferma lì.
Io sto lì dove sono, e tutti, guardandomi, restano chiusi, protetti, sbarrati, evitati, bloccati.
Sicuri.
Fanno tutto loro. Io devo solo stare lì e farmi vedere. Il resto lo fa chi mi vede.
Perché chi mi vede mi teme. Resta impressionato, oppresso, paralizzato e neanche ci prova, a spostarmi. Neanche mi tocca. Neanche mi sfiora.

Perché mi hanno messa lì con tanta fretta?
Cosa volevano proteggere, cosa non doveva scappare?
Certo che con me lì, non entra e non esce nessuno.
Proteggo il vuoto. Difendo il buio. Controllo che tutto resti com’è. Che nessun raggio di luce trapeli, che il calore del sole non entri, che il buio resti pesto e il freddo umido.

Controllo un morto. Che non vada via. Che non manchi alla paura la sua arma più efficace. Che il ricatto della fine non sveli il suo imbroglio.
Lo sapete cosa succede quando si guarda a me?
Ci si rende conto per forza che io rendo tutto inutile, insensato, vano. Che su di me è inutile scagliare anatemi o mazze, incantesimi e maledizioni. Bisogna arrendersi.

E se si continua a guardare si può capire qualcos’altro. Che non vi lascio scampo. Che su di me, a guardare bene, a guardare davvero, si infrangono riti stanchi e feticci muti, unzioni di cadaveri e sensi di colpa. Bisogna arrendersi veramente. Dovete arrendervi.

Ma ve lo immaginate, riuscite a intravederlo cosa succederebbe se si volesse guardare oltre me? Se si vedesse chiaramente quello che nascondo? Se si capisse che insieme a me, oltre me, nel vuoto che proteggo, l’amore ancora esiste?

[Paola Schipani, CVX Reggio Calabria]

Pietro

Non sei qui, Gesù: dove sei?
Io, dopo il rinnegamento, le lacrime e la fuga, ho visto da lontano l’ombra della Tua Croce e ho compreso quello che ci avevi predetto. Chi è stato più vicino, mi ha riportato le Tue ultime parole.
Correndo, oggi sono tornato al luogo dove Ti hanno deposto. E non ci sei.
Ti chiedo: “Dove sei?”
Io sono qui inginocchiato e credo che Tu non sei tra i morti, ma desidero rivederTi.
Comprendo ora la Tua croce, il Tuo martirio che ci salva.
Tu sarai con noi tutti i giorni, come ci hai detto.
E io accetto di testimoniarlo a tutti, sino alla fine dei tempi.
Dirò a tutti: Il mio Signore è risorto! Se il mio Signore Gesù è con me, io posso camminare anche su acque tempestose.
Desidero rivederti, Signore, mio Dio e mio Salvatore.
E desidero morire come Te, in croce. Morire perdonando tutti. Morire dicendo. “Dono la mia vita per coloro che verranno dopo di me, affinché anch’essi credano”.
Mi configgeranno chiodi nelle mani e nei piedi. Come a Te.
Credo in Te, Signore, e Tu sai che io Ti amo.
In forza del Tuo amore, sono pronto al sacrificio della vita per testimoniare la Tua Parola, che salva il mondo.
E, morendo, benedirò il mondo. Per la Tua grazia, saprò dire, morendo “Padre, nelle Tue mani consegno il mio spirito ”.

[Luigi Costantino, CVX Immacolata e San Luigi Reggio Calabria]

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