XXXIII Convegno di Spiritualità Ignaziana a Palermo: stare nella Chiesa oggi secondo l’insegnamento di Ignazio
DI ANGELA CARUSO, CVX- LMS MADONNA DELLA STRADA E SANT’ALBERTO HURTADO (PALERMO)
Stare nella Chiesa oggi. Che cosa ci direbbe Ignazio di Loyola?
Questo il titolo dell’ultimo convegno promosso dalla CVX-LMS Palermo “Madonna della Strada e Sant’Alberto Hurtado” insieme al CIS – Centro Ignaziano di Spiritualità di Palermo, svoltosi presso la Parrocchia Santa Lucia dal 25 al 27 ottobre, relatore padre Carlo Chiappini S.J.
I Convegnisti, dopo ogni relazione, si sono riuniti in tre gruppi di lavoro per confrontarsi su alcune sollecitazioni poste dal Relatore.
Ignazio, noi e la chiesa, ‘santa e peccatrice’: come è possibile lodarla?
La prima relazione: Ignazio, noi e la chiesa, ‘santa e peccatrice’: come è possibile lodarla? È proprio l’esempio di Ignazio che, come una bussola, ci orienta verso la corretta interpretazione del tema. Padre Chiappini attraverso l’Autobiografia ripercorre le esperienze, umane e spirituali, di Ignazio che indicheranno anche a noi oggi, a 500 anni di distanza, quale debba essere la vera e profonda disposizione d’animo nei confronti della Chiesa.
Ignazio, noi e la Chiesa, ‘popolo in cammino’: sinodalità e/o obbedienza
Nella seconda relazione: Ignazio, noi e la Chiesa, ‘popolo in cammino’: sinodalità e/o obbedienza, Padre Chiappini riprende alcune regole. Per esempio nella nona regola (n.361) Ignazio precisa che nel lodare tutti i precetti della Chiesa occorre tenere «l’animo pronto a cercare ragioni in sua difesa e in nessuna maniera in sua offesa». Proprio il “cercare ragioni”, in senso ampio, è l’atteggiamento richiesto negli Esercizi quando si fa l’elezione, ed è molto più interiore dell’obbedienza esteriore, perché parte da un “sentire con la Chiesa”; nella decima regola (n.362) una prima parte ci richiama il praesupponendum (n.22), importante ai nostri tempi, in cui si è più pronti alla critica che alla lode, quando invece dobbiamo fare nostro lo sguardo di Dio non sospettoso ma fiducioso, come possiamo riscontrare in tutta la Scrittura.
Padre Chiappini, poi, si è dilungato a spiegare la prima regola (n.353) e la tredicesima (n.365) che costituiscono il quadro del nostro “sentire con la Chiesa”. L’espressione iniziale del n.353, “deposto ogni giudizio” (giudizio che nasce dopo essere arrivati alla conclusione della conoscenza), non significa rinunciare a pensare a ciò che accade nella Chiesa, ma invita a non passare a una rapida conclusione che possa stabilire confini o, addirittura, barriere. Ignazio, invece ci esorta a tenere l’animo (che per lui è opposto al giudizio) «disposto e pronto per obbedire in tutto alla vera sposa di Cristo nostro Signore».
Questi solo alcuni spunti su cui si è potuto riflettere. In ultimo, P. Chiappini ha sottolineato che Ignazio consiglia che la libertà di espressione sia basata su una solida formazione, che fede e grazia dialoghino con opere e libertà e che si impari l’insegnamento più importante del nostro Santo: il corretto esercizio del discernimento.