Un Gesù fuori dai soliti circuiti: tavola rotonda con Antonio Spadaro a Reggio Calabria
DI IDA NUCERA
Realizzare la presentazione a Reggio Calabria, del libro di padre Antonio Spadaro S.I., direttore di “Civiltà Cattolica”, Una trama divina, edito da Marsilio, non era semplice. Inserire tra i suoi viaggi, una piccola deviazione era un’impresa funambolica, eppure il gruppo della Cvx reggina, che quest’anno ha curato la presentazione di alcuni libri, alla fine ci è riuscito. È stato un grande dono per la città e per il relatore, molto legato a essa.
La tavola rotonda con padre Spadaro a Reggio Calabria
La formula della Tavola rotonda, moderata dal giornalista Franco Arcidiaco, ha favorito un vivace dialogo a più voci con l’autore, sollecitato dalle risonanze e dalle domande che i relatori gli rivolgevano. La presenza del vescovo, don Fortunato Morrone, nella sintesi conclusiva, ha arricchito la serata, ponendo l’accento sul ruolo della cultura e quanto “tramite essa plasmiamo la realtà”, e come il libro di Spadaro si rivolga a chi si apre a “possibilità sempre nuove, a persone che hanno bisogno di essere accompagnate”.
Nella nota introduttiva, ho chiesto a padre Antonio cosa l’abbia mosso nel profondo a scrivere di Gesù. Tutto nasce dall’invito del collega Travaglio di commentare sul “Fatto Quotidiano”, i vangeli domenicali. Per tre volte il diniego, poi la provocazione: “non sei un prete, non predichi?”
A che tipo di narrazione risponde il testo?
Sulla copertina due indizi: il sottotitolo e l’immagine scelta. “Gesù in controcampo”, che nel linguaggio cinematografico è la tecnica in fase di montaggio, di due distinte inquadrature, prese dal punto di vista opposto. L’immagine in copertina è il Detail of The Last Supper di Andy Warhol, che riproduce Leonardo.
Spadaro spiega che la scelta risponde a un criterio molto preciso: “Nell’arte di Warhol, Dio è sempre e soltanto fuori rispetto alla sua opera… Spinge il suo Dio al di fuori della rappresentazione artistica”. Se vogliamo incontrare Gesù tra le pagine di una Trama divina, bisogna cercarlo “ai margini di qualunque tela lo rappresenti”, usando ignazianamente l’immaginazione. Fonte di ispirazione sono gli Esercizi, con la composizione di luogo, che aiuta a entrare nella scena, interagire con i personaggi. Non a caso la citazione in esergo è: Reach out, touch faith, tendi le mani, tocca la fede! dei Depeche Mode.
Innegabile la connessione tra Esercizi Spirituali e cinema
Se non usiamo i 5 sensi per guardare, toccare, annusare, ascoltare, gustare Gesù, non si è dentro la scena. Papa Francesco, nella splendida introduzione, lo conferma:
“Padre Spadaro apre i Vangeli, come guardando da una telecamera!”.
Ci fa uscire dalla comfort zone nella quale lo immaginiamo, usando luci e ombre taglienti. Inquadra un Gesù marginale e duro, per nulla accomodante, inadaptado, citando ancora Francesco. Spadaro si pone come se non avesse studiato teologia, per farsi comprendere da lettori fuori dai circuiti ecclesiali. Questa modalità spiazza e conquista chi si sente lontano dalla Chiesa, come lo stesso moderatore ammette, ignorando di essere stato scelto proprio per questo suo tratto laico e distante dalla Chiesa cattolica.
La ricerca della Grazia
Un’altra importante risonanza scaturita dal dialogo è la ricerca nella vita di padre Spadaro della Grazia ai margini dell’umano. Chi lo segue da tempo sa come egli abbia uno sguardo attento nel mettersi sulle tracce della Grazia che si cela proprio dove tradizionalmente non si immagina.
Forse proprio questo percorso narrativo di scavo nelle profondità della trama umana rappresenta la premessa di Una Trama divina. Spadaro, negli anni, scruta tra le crepe dell’umanità, irredimibile, per scoprire che nel territorio del diavolo, potente suggestione della O’Connor, esiste una traccia di divino. Scopre in autori con lo stigma dei maledetti “creature di caldo sangue e nervi”, che anelano alla salvezza. Come Carver, scrittore che alla fine dei suoi giorni, può dire che sì, ha ottenuto ciò che voleva dalla vita. “Cosa volevi? Sentirmi amato, potermi dire amato sulla terra!”. Lo ritroviamo nel libro Una trama divina a proposito del richiamo di Gesù a “restare nell’amore, abitarlo”.
Antonio Spadaro e Martin Scorsese
Sulla Grazia è intessuto il profondo discorso con l’amico Martin Scorsese, di cui ci narra. Otto anni di profonda amicizia tra i due siciliani che sembrano avere poco in comune, genera frutti molto interessanti. Come la sceneggiatura a un film su Gesù di Scorsese contenuta nella mail che giunge dall’America, dopo che il regista ha letto il libro e resta colpito dall’invito del papa a tutti gli artisti di
“esprimere un linguaggio nuovo, realizzare storie e immagini potenti, capaci di gridare al mondo il messaggio evangelico, di farci vedere Gesù”.
Il rapporto tra religione, cinema, narrazione e letteratura
La docente Sara Di Marco, ponendo la questione sul rapporto tra religione, cinema, narrazione, letteratura, trova che la risposta le è suggerita sin dall’introduzione, dal riferimento che l’autore fa a S. T. Coleridge. La poeticfaith, utilizzando l’espressione a willing suspension of disbelief, volontaria sospensione dell’incredulità, permette di entrare in una storia, dando al lettore la libertà di eliminare tutto ciò che è logico e razionale, facendolo diventare non spettatore passivo ma partecipante alla storia. Questo si applica anche alla narrazione cinematografica che sfrutta il racconto visivo per porre l’accento su come qualcosa viene raccontato oltre a cosa viene raccontato.
Il nuovo modo di raccontare Gesù di “Una trama divina”
Una Trama divina, utilizzando un nuovo approccio semantico e una tecnica narrativa particolare, ha permesso, spiega la relatrice, di sentirsi parte della storia. Un ulteriore parallelo con il poeta romantico Coleridge, The rhyme ofthe ancient mariner, in cui il vecchio marinaio riesce a catturare con il suo occhio scintillante l’attenzione di un’audience, presa da eventi terreni, così Spadaro conquista l’attenzione del lettore su degli eventi che possono sembrare lontani e incredibili. Parere concorde espresso anche dal presidente del Circolo Zavattini, Tonino De Pace, che da laico ha evidenziato di essersi trovato di “fronte a un libro nel quale tutti possono riconoscersi”. Non possiamo dunque che consigliare un’immersione in quest’opera, dove il lettore è provocato a diventare da lettore – comparsa, attore – protagonista, attratto da chi non si fa mai catturare, perché “Gesù sfugge tutte le volte, …sfugge a tutti”.
Una sfida che ci riguarda.
Per ciascuno è attesa una risposta. Unica e personale.