Continua il servizio di accoglienza rifugiati di guerra nelle case-famiglia di Sighet
Dopo un mese e mezzo dall’inizio del conflitto russo-ucraino, sono passati per Sighet oltre 50mila profughi. La gran maggioranza diretta verso altre mete che vanno ben oltre la regione del Maramures, dove abbiamo le nostre case, e la stessa Romania.
Sono rimaste in città oltre 2.000 ucraini che sperano nel cessate il fuoco e in un accordo di pace per poter far ritorno alle proprie case. Ma la situazione si aggrava: l’invio di armi dall’Occidente, volte a rafforzare la difesa Ucraina, in luogo di accelerare il processo di pace, lo allontanano sempre di più e fanno temere addirittura l’uso di armi nucleari o comunque di distruzione di massa.
A Sighet la gente ha paura: a meno di 40 km, nella vicina cittadina di Halmeu – anch’essa confinate con l’Ucraina – c’è un consistente arsenale di armi anche a uranio.
Eravamo ancora un mese fa ancora cautamente ottimisti che ci potessero essere spiragli di pace, ma i fatti ci stanno dimostrando il contrario.
Facciamo dunque nostre le parole di Papa Francesco che all’indomani della decisione del nostro parlamento – unitamente alle altre assemblee legislative dei paesi UE – di moltiplicare gli stanziamenti militari, quando afferma che si tratta di una vera e propria pazzia:
“La vera risposta non soni le armi, altre sanzioni, altre alleanze politico-militari, ma un’altra impostazione, un modo diverso di governare il mondo ormai globalizzato – non facendo vedere i denti, come adesso -, un modo diverso di impostare le relazioni internazionali. Il modello della cura è già in atto, grazie a Dio, ma purtroppo è ancora sottomesso a quello del potere economico-tecnocratico-militare”
(JRS – Roma, 24/03/22)
Tra i modelli di “cura” indicati dal Papa c’è lo sforzo compiuto da tanti, cittadini privati, associazioni del terzo settore che si stanno prodigando in una gara di solidarietà verso chi oggi è messo in croce.
Attualmente abbiamo nelle nostre case quattro nuclei familiari di profughi accolti stabilmente
Vengono da Mariupol, divenuta nel frattempo una città-fantasma, da dove sono riusciti a scappare miracolosamente e non sanno dove andare. Da noi potranno restare tutto il tempo che sarà loro necessario, senza limiti.
Transitano quotidianamente tanti profughi che trovano nelle nostre case e in altre strutture religiose presenti in Sighet (suore Benedettine di Carità, suore della Madre di Dio, frati Cappuccini, parrocchie ortodosse…) e del Municipio: chi sta lì assiste con pena e preoccupazione. Anche se si fermano solo per una o al più un paio di notti, dai loro sguardi e dai loro racconti emergono domande che ci inquietano.
Dove andranno? Quando porranno ritornare alle proprie case, quanto ci vorrà per ricostruire città e villaggi praticamente rasi al suolo? Quanto ci vorrà per risanare le ferite che hanno marcato a fuoco il popolo ucraino e lo stesso popolo russo?
Ringraziamo quanti hanno contribuito e seguitano a sostenere i nostri sforzi di accoglienza, sia a Sighet, sia anche qui in Italia, dove si stanno moltiplicando iniziative di integrazione dei profughi, specie dei minori (abbiamo ricevuto numerose offerte di disponibilità a ospitare in casa propria da parte di famiglie della CVX italiana).
Non allentiamo l’attenzione al riguardo, perché tutto lascia prevedere che l’emergenza sarà ancora molto lunga
Segnaliamo ancora le coordinate per eventuali sostegni economici:
PROGETTO QUADRIFOGLIO ONLUS
IBAN : IT 41 T 05018 03200 000011410750 – SWIFT: CCRTIT2T84A
Mentre, dunque, ci approssimiamo a contemplare la Passione di Nostro Signore, che seguiremo giorno per giorno nella Settimana Santa, tocchiamo con mano le ferite di quanti stanno letteralmente completando nelle loro membra ciò che ancora manca alla Passione di Cristo (cfr. Col. 1,24).
Quest’anno a Pasqua sarà un canto di Alleluja piuttosto mesto, ma carico di speranza: il bene trionferà, ma con altre armi, quelle dell’amore che tanti stanno dimostrando in piccole ma concretissime azioni di solidarietà.
Buona Pasqua,
Massimo Nevola S.I.