21 Dicembre 2024
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L’impegno in Cvx Lms

Alcune provocazioni sui possibili significati del nostro impegno in Cvx Lms…

di Lorenzo Manaresi Cvx Pedro Arrupe – Bologna

L’impegno in Cvx Lms… non è un impegno

La parola impegno ci rimanda a uno sforzo di volontà, ma non si tratta di questo.
Alla base c’è piuttosto il riconoscere una precisa serie di fatti che mi hanno portato fin qui, il riconoscere che dentro questi fatti, dentro questa storia, c’è il Signore all’opera, il riconoscere che è una cosa buona per me essere qui, che mi aiuta, che viene incontro a una serie di miei desideri e che ci sto bene e che fa bene anche ad altri.

Ecco, se parto da questo riconoscimento, posso facilmente sentirmi chiamato a stare qui e a vivere più profondamente e più stabilmente tutto questo e allora l’impegno non sarà altro che una risposta a questa opera del Signore nella mia storia, una risposta a una chiamata: se vogliamo dirla in altri termini, l’impegno è il riconoscere e rispondere a una vocazione.

Gli elementi che fanno di questa storia una vocazione, non sono fatti trascendentali, ma una concreta serie di eventi, tutti radicati nella concretezza della mia vita, che per esempio mi hanno portato a desiderare qualcosa di più da una esperienza di fede che sentivo immatura o insoddisfacente, poi a cercare un aiuto, magari insieme ad altri che avevano il mio stesso desiderio, poi mi hanno portato a trovare una guida in un gesuita o in laici formati da gesuiti.

Magari non ne ero nemmeno consapevole, che nella Chiesa ci sono tanti modi di incontrare Dio, di camminare verso una conoscenza sempre più diretta, intima, personale, di Dio, che insomma nella Chiesa ci sono tanti modi di vivere una vita nello Spirito, una spiritualità, e che questi diversi modi sono diversi doni per la Chiesa. Magari mi interessava solo un gruppo di persone con le quali stare bene insieme, ma il Signore opera nella storia in modo molto concreto, attraverso persone concrete, che costituiscono spesso uno strumento di discernimento e mi fanno capire che sì, io sto bene proprio con loro, con quelle persone con le quali mi sono trovato a fare questo pezzo di strada, con cui mi sono trovato a essere compagno di tante importanti scoperte.

Proprio lì, con quelle persone, è scattato qualcosa di particolare e di unico per me, proprio lì, con quel modo di leggere e pregare la Parola ho scoperto qualcosa di nuovo e fondamentale per me: il calore di quella comunità e di quella Parola sono stati il modo in cui il Signore mi ha parlato.

Sì, lo riconosco, sì mi riconosco, in queste persone, pur coi loro limiti, nell’utilità di questo cammino, pur con i suoi limiti, nel desiderio di farlo mio, di farne il mio modo di stare insieme a dei fratelli, a questi fratelli, di farne il mio modo di pregare, di crescere, di sperimentare l’amore di Dio per me.

Ma sento anche che non è solo per me, quello che ho vissuto, che vivo, che voglio continuare a vivere, perché il bene sperimentato da me si riversa fuori da me e diventa bene per gli altri: anche a questo mi sento chiamato e anche a questo rispondo.

Ecco questo è l’impegno: dire di sì a una comunità concreta di amici nel Signore, dire di sì a un concreto modo di cercare e trovare Dio, dire di sì a una dinamica di attenzione a ciò che mi circonda, lasciandomi interpellare e provocare, insieme ai miei compagni, per capire come posso ridonare ciò che ho ricevuto.

La spiritualità… non è una cosa spirituale

È l’esperienza di Dio che possiamo fare noi, sotto l’azione dello Spirito, ma nella concretezza del nostro essere materiali, con i nostri affetti e affanni, immersi in un mondo di relazioni, radicati in una creazione, mentre percorriamo un pezzo della storia di questo mondo.

La fantasia e la varietà dei dono dello Spirito, che pure animano un’unica Chiesa, vanno incontro alla varietà degli uomini e delle loro sensibilità e permette loro di andare verso Dio in tanti differenti modi, con tante e differenti sottolineature, ciascuna delle quali è un dono particolare fatto per tutti.

Proprio perché animati dalla Spirito, questi diversi modi di dire Dio, di andare a Dio, non sono una cosa statica, ma in continua evoluzione, in risposta all’evolversi della sensibilità e delle epoche, ma tuttavia lo Spirito ha suscitato, nella storia della Chiesa, dei personaggi che hanno saputo cogliere con particolare chiarezza dei caratteri peculiari e universali di un particolare modo di conoscere e seguire Dio: sono andate così consolidandosi dei grandi filoni di spiritualità, all’interno della Chiesa, spesso in relazione a grandi Santi e grandi famiglie religiose.

L’esperienza di Dio fatta da Iñigo Lopez de Loyola, da laico, animato dal desiderio di fare grandi cose per il Signore (perché questo gli dava una grande gioia e pace), lo hanno portato a riproporre ad altri laici questa sua particolare esperienza e a codificarla poi in un percorso a tappe, che lui chiamò “Esercizi spirituali”.

Facendo fare questi esercizi spirituali ad altri amici che via via conosceva, si creò un gruppo di amici nel Signore, che fu l’ispirazione per dare vita a un ordine religioso, di vita consacrata, nato però con un’ispirazione e un approccio di profondo radicamento nel mondo e nella storia, che è una caratteristica peculiare dell’intuizione di Ignazio e della spiritualità che da lui ha avuto origine, spiritualità che è rimasta da allora un patrimonio originale e particolare dei gesuiti e dei laici cresciuti nella spiritualità di Ignazio.

La spiritualità ignaziana… non è gesuitica

La spiritualità ignaziana fin da principio è stata dunque una spiritualità tanto dei gesuiti quanto dei laici che hanno cominciato a fare esperienza di Dio con Ignazio prima e con i suoi compagni poi, e da lì hanno cominciato ad affiancare Ignazio e i suoi compagni nel desiderio di far incontrare Dio e portare l’amore di Dio agli altri.

Per la sua origine e per le sue caratteristiche, la spiritualità ignaziana è una spiritualità molto incarnata, anzi è una spiritualità dell’incarnazione, che parte dalla scoperta di un Dio che si fa carne in Gesù e di un Gesù che si fa mio compagno di strada fino alla morte.

Una spiritualità così ha continuato nei secoli a essere tanto vicina all’esperienza che facciamo noi laici, di radicamento nel mondo, da avere dato vita con continuità, dal tempo di Ignazio a oggi, a gruppi di laici che non sono mai stati e non hanno mai voluto essere un terz’ordine.

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