1992 – 2012: Il Progetto Speranza, vent’anni dopo
Celebrare il ventennale di un’attività non è cosa da poco. Venti anni rappresentano infatti un’intera generazione. È la generazione dei volontari dei campi missionari del Progetto Speranza, iniziato in Albania nell’estate del 1992. Nessuno immaginava cosa potesse nascere dall’invio di quei fax dall’hotel Tirana effettuato nella prima metà di marzo di quell’anno. Siamo stati spettatori di un’impresa straordinaria, per il numero dei partecipanti, per l’efficacia dei progetti che ne sono seguiti, per la durata nel tempo. Ero partito da solo, con l’unico aereo mensile che collegava allora Roma con l’Albania. Vi andavo in obbedienza al superiore che mi chiedeva di sostenere una missione che era nata sotto l’insegna della fragilità e della precarietà. Si ritornava nel “Paese delle aquile”, ad oltre quarant’anni dalla cacciata e dall’interdetto, ad esercitare qualsiasi culto religioso. La Santa Sede chiedeva ai gesuiti il ripristino delle opere soppresse: il Seminario e il Collegio Saveriano di Scutari, la Stazio Missionaria volante, la Parrocchia del Sacro Cuore a Tirana. Dopo quasi mezzo secolo di “ateismo di Stato”, l’impresa rasentava la follia: la gente non aveva più alcuna educazione religiosa… Un seminario da aprire, allora, per chi? I confratelli inviati, anziani e ammalati, erano quasi tutti tornati subito in Italia per cure.