Senior vs junior? Chiediamolo a un dio del rock…
DI ALESSANDRA PERRICONE
In realtà, lo sappiamo, la risposta all’annoso conflitto generazionale Senior vs junior la dà già il Dio con la D maiuscola nel brano del primo Libro di Samuele, al terzo capitolo, quando Eli (il discepolo senior) usa la sua anzianità per indicare la via del discepolato a Samuele (il discepolo junior).
Tuttavia, se è vero che la storia della salvezza non si esaurisce con l’Apocalisse, ma continua a incarnarsi nelle nostre vite, forse conviene guardarci attorno e lasciarci sorprendere da alcuni input profetici che proprio non ci aspetteremmo.
Così può succedere d’imbatterci in un grande della musica rock, uno che meglio di tanti altri ha raccontato le periferie urbane — materiali e spirituali — e i cui testi sulla comunità come luogo di redenzione sono perfino arrivati sul tavolo di un professore di teologia, che ne ha fatto oggetto del proprio corso monografico.
E può succedere di vedere o ri-vedere il video che negli anni ‘80 lanciò una delle sue canzoni più famose, Dancing in the Dark… poi in versione Senior vs junior
…Per poi cliccare casualmente sul link di un video della stessa canzone, solo più recente. Lui, the Boss, è sempre Bruce Springsteen, eppure quante differenze tra Boss junior e Boss senior!
Il primo è un’esplosione di gioventù, il corpo tonico si muove con agilità, la forza con cui inscena il testo si esprime in una fisicità apparentemente senza sforzo. Lo sguardo sicuro passa con disinvoltura dal pubblico alla band e lancia segnali in un linguaggio non verbale che sembra l’unico possibile, l’abbigliamento quasi casalingo e il viso comune ricordano la “piccolezza” vincente di Davide di fronte al suo gigante. Perfino la ragazza che invita sul palco a ballare trasmette tutta la meravigliosa freschezza dei vent’anni. Energia e azione sono la cornice perfetta per il desiderio intimo e insieme lo slancio collettivo e idealistico che la canzone racconta.
Bruce senior ha invece la sua postazione che non lascia quasi mai, almeno con le gambe, perché invece la faccia gli si muove continuamente, saranno le rughe ma adesso il volto sembra parlare e per giunta in più di una lingua, perché se ne imparano tante di lingue, col corpo e con la mente, negli anni che passano.
Accanto a lui i compagni musicisti che invece non molla proprio mai, si vede benissimo che anche quando passeggia sul palco non è solo né si prende la scena tutta per sé.
Davanti a lui il pubblico, anzi un tappeto di gente, potrebbe camminarci sopra…
Ma no, piuttosto li guarda tutti quasi sorpreso, li saluta da un lato all’altro e li incoraggia con complimenti affettuosi.
La passione che il testo riflette come in uno specchio ha ora bisogno delle vene del collo per esprimersi, ma la fatica si accompagna a un sorriso dolce, non fa poi così paura. E una signora novantenne ha preso il posto della giovane sprizzante di energia per qualche passo di danza insieme all’autore…
Guardo entrambi i video e penso a cosa i discepoli senior, a volte con tanta storia dentro o fuori le Cvx, possono dare ai discepoli junior, alcuni dei quali forse non sono neanche, almeno consapevolmente, dei discepoli.
Mi vengono in mente — e correggimi se sbaglio, caro Boss stavolta con la B veramente maiuscola — parole come: lavoro di squadra, condivisione, ascolto, partecipazione, tolleranza. Esserci oggi, e intanto, facendo l’occhiolino al passato, indicare con un solo sguardo, ma pieno di speranza, il loro futuro. Anzi no: il nostro. Vattene a dormire e, se ti si chiamerà ancora, dirai:
Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta.