Padre Bartolomeo Sorge e la Cvx: 40 anni di cammino insieme
Molto volentieri ho accolto l’invito a scrivere un articolo sul rapporto tra la Cvx e il padre Bartolomeo Sorge, ritornato il 2 novembre 2020, novantunenne, alla Casa del Padre.
[A cura di Ina Siviglia Sammartino]
Chi, come me, lo ha conosciuto bene, non può non riconoscere che nel padre Bartolomeo Sorge la Grazia del Signore ci è stata donata con generosità. Perciò non possiamo che rendere grazie a Dio per un incontro fruttuoso che, in tanti, ha lasciato un segno indelebile. E mentre ho avvertito forte il bisogno di esprimere la gratitudine al Signore, nello stesso tempo, ho avvertito la necessità di condividere gioiosamente con tutti i membri della Cvx – di ieri e di oggi – la qualità e la ricchezza di un cammino guidato, con discrezione e sobrietà, da un Maestro di vita, di studio e di significative reti di relazioni sociali e politiche, quale è stato P. Bartolomeo per molti italiani.
È stato un leader senza dubbio spirituale e al tempo stesso ben piantato a terra sui sentieri della storia, e che si è fatto a tratti compagno di cammino, additando strade nuove da intraprendere, sempre con coraggio e prudenza.
I primi incontri della Cvx con il padre Bartolomeo Sorge risalgono al decennio che va dal 1970 al 1980
Da pochi anni si era concluso quel grandissimo evento che ha cambiato il volto della Chiesa in se stessa e in rapporto al mondo: il Concilio Vaticano II. Questo aveva come scopo dichiarato un “aggiornamento” come lo aveva definito il papa Giovanni XXIII che lo aveva convocato. La Chiesa cattolica era chiamata a rinnovarsi, sia sul piano dottrinale che su quello pastorale, in tutte le sue componenti e in tutti gli ambiti della vita ecclesiale.
Tra i giovani era molto avvertita un’istanza di cambiamento radicale, sia ecclesiale che socio-culturale e politico
I laici più impegnati sentirono fortemente il bisogno di invocare lo Spirito Santo che da spettatori li rendeva protagonisti, a pieno titolo, della storia, in forza di quella soggettualità propria di tutti i battezzati, rilanciata dal Concilio. E questo partendo dalla riscoperta della pari dignità di tutti i battezzati, con le conseguenti prese di coscienza dei contenuti ecclesiologici presenti in tutti i documenti conciliari (specie in Lumen Gentium e in Gaudium et Spes).
La Chiesa, dopo la chiusura dell’evento, con competenze sempre meglio maturate, raccoglie proposte in diversi modi dalle diocesi, dalle diverse aggregazioni
È un cammino a volte esaltante e a volte faticoso, affinché, quanti erano fortemente motivati, partecipassero all’aggiornamento sia dottrinale che pastorale. Molti giovani, in quegli anni, avevano accolto un’opportunità di grande spessore: avevano trovato sulla propria strada la Compagnia di Gesù, portatrice del carisma della formazione e della guida di intere generazioni, sospinte verso una conoscenza, mai superficiale, anche di oscuri e ambigui fenomeni socio-politici, talvolta pure di quelli ecclesiali. Con l’andar del tempo si capì che bisognava mettersi al lavoro, per acquisire competenza ed esperienza e così poter occupare ruoli non necessariamente di potere, ma certo di grande responsabilità in tutti i campi.
Le Comunità di vita cristiana prima del Concilio erano chiamate Congregazioni mariane: il cambio del nome in CVX richiese un tempo prolungato perché fosse fatta una scelta non banale sul mutamento profondo di una bella spiritualità mariana, con qualche possibile deriva devozionistica. Dopo la conclusione del concilio Vaticano II, la stessa associazione spostò l’asse centrale da Maria a Cristo Signore, assumendo in toto il principio di incarnazione, come ragione di condivisione di una fede incarnata e di programmi comuni di lotta per la giustizia sociale e per la legalità.
È opera dello Spirito anche la rilettura ecclesiale degli “Esercizi spirituali di S. Ignazio” che diventa lo strumento privilegiato e che i gesuiti adoperano come il mezzo più adeguato alle istanze della Chiesa, per far fiorire ed esercitare il proprio carisma, con un servizio a largo raggio, aperto a tutti.
Intanto in Italia il boom economico andava rientrando nella normalità; molti giovani avvertivano un senso diffuso di fragilità e, talvolta, di impotenza, a seguito del parziale risultato dei movimenti studenteschi del ’68
In questo periodo, frattanto, i politici della “Prima Repubblica” non riuscivano a far fronte al crollo dei valori riconducibili alla famiglia, alla scuola, alla vita cristiana e alla politica – specie a quella partitica – sempre minacciata dalla corruzione e dagli interessi privati. Quando il muro di Berlino viene abbattuto, ciò ridà speranza all’Europa tutta, anche nel grigiore di una classe politica avanti negli anni, disillusa e ormai demotivata: nasce così la Seconda Repubblica.
Padre Sorge aveva attraversato questo periodo così nebuloso, proponendo, dietro le quinte, la ripresa dei valori della convivenza civile ed elaborando proposte da sottoporre a tutta la classe politica, convinto come era che, alla base della crisi, c’era una grave perdita di valori umani e cristiani, che andavano, invece, perseguiti, a partire da un recupero e un rinnovamento degli stili di vita legati ai valori, ben connessi e testimoniati da tanti cristiani nel quotidiano (v. il giudice Livatino).
La fragilità diventa un terreno sdrucciolevole, dove allignano la minaccia del terrorismo internazionale e la catena ininterrotta dei delitti efferati da parte dalla mafia, che in quel momento si era ricompattata, avendo ripreso le redini di un potere sommerso di proporzioni gigantesche. Intanto P. Sorge, dopo il lungo periodo a Roma come direttore di Civiltà cattolica e a Milano come direttore di Aggiornamenti sociali, veniva inviato a Palermo come Direttore del Centro Arrupe creato ad hoc qualche anno prima per lo studio e la formazione politica post-universitaria, frequentatissimo da numerosi giovani alla ricerca sincera di poter acquisire categorie, linguaggio, rapporti con rappresentanti della politica, per offrire alla Chiesa e alla città di Palermo un servizio completo nell’area socio-politica.
Leoluca Orlando con il suo staff, i gesuiti P. Pintacuda e Padre Sorge, ambedue alla guida degli ex allievi dell’Istituto “Pedro Arrupe”, operarono una serie di scelte e misero in atto una serie di azioni inedite che procurarono al rinnovamento un nuovo profilo politico che fu definito da giornalisti e acuti osservatori della classe politica “la primavera di Palermo”
Questo fenomeno rimase per un certo tempo all’osservazione di tanti sociologi e politologi, compreso il P. Sorge. Orlando nel frattempo aveva dato luogo alla creazione di un movimento quasi partitico: la Rete.
Ci eravamo da poco reincontrati a Loreto, a uno dei convegni decennali della Chiesa italiana, nel gruppo “politica” guidato da P. Sorge e avevo fatto un intervento nel segno della creatività politica. Fu allora che mi disse: “potremmo fare tante cose per Palermo” ma – evviva l’obbedienza – non mi disse che era la sua prossima destinazione…
Il soggiorno prolungato di padre Bartolomeo Sorge a Palermo fu letto come un “segno”, specie da qualche gruppo di adulti della Cvx
Allora feci appello a tutta la mia motivazione e forse un po’ sfrontatamente gli chiesi se volesse essere il Padre assistente della comunità di adulti e di coppie mature. Ci aspettavamo un “sono molto occupato, casomai ne riparliamo in un’altra occasione” e invece, in modo del tutto inaspettato, pronunciò con un sibilo tra i denti un sì senza condizione.
Fu così che ribattezzò il nostro gruppo intitolandolo a Maria Mater divinae gratiae di cui era molto devoto, e accompagnò la comunità per qualche anno, offrendo con generosità del tempo per l’accompagnamento spirituale.
Ogni mese ci dettava un ritiro e lo vedevamo sempre sereno, gioioso, pieno di speranza, anche quando attraversava momenti difficili, con uno sguardo di fede che andava oltre la miseria e i limiti umani, per vivere interiormente in un altro livello, illuminato dal Vangelo.
La celebrazione eucaristica era per P. Sorge il momento più forte della sua giornata, per coltivare la sua straordinaria intimità e familiarità col Signore Gesù
Da lì partiva quel sorriso schietto che lo caratterizzava. Era capace di sdrammatizzare tutto, rimandando alla lettura della Parola di Dio, che relativizzava ogni azione umana e additava la Via da seguire.
Il P. Insolera, assistente nazionale, per molti anni, della CVX, era un grande estimatore del P. Sorge e, da un Convegno nazionale all’altro, a ragione, prenotava la sua presenza come unico relatore, anche per la sua sapiente e fluida parola, tanto competente quanto comprensibile da tutti, capace di offrire ampi scenari della contemporaneità che facevano da utile opera di contestualizzazione delle sue ricchissime relazioni.
Erano assemblee frequentatissime, a volte si raggiungeva il numero di 500 presenze e oltre, quasi tutti giovani
I temi caldi del Concilio venivano snocciolati di tappa in tappa e affrontati nei gruppi di lavoro. Dopo i convegni, era il tempo delle letture e dell’approfondimento: si giungeva nei gruppi locali al successivo incontro nazionale con contenuti maturati, fatti propri ed elaborati in un continuo confronto serrato tra opinioni e opzioni differenti.
In questo clima di libertà di pensiero, di gioiosa e impegnata crescita, si gettavano i semi da coltivare nel tempo, sul piano morale, per formare una sana e santa coscienza, sia a livello individuale e affettivo, che a livello civile, distinguendo, senza compromessi, con forte senso della giustizia, ciò che era legale e ciò che non lo era, ciò che era sano e ciò che poteva avvelenare le nostre scelte.
Una volta iscritti all’università ci era chiesto di dare il massimo nella presenza qualificata e nello studio
Incontravamo P. Bartolomeo almeno due o tre volte l’anno, a livello nazionale, e noi lo vedevamo ogni due settimane a Palermo. Nelle sue parole, nelle sue scelte, nel suo stile di vita, vedevamo, senza alcuna difficoltà quale fosse il paradigma di una vita dedicata alla cultura globale, coniugata con un linguaggio laico adatto a tutti.
Con la sua ricca umanità, ha saputo forgiare generazioni di personalità cristiane, con una identità molto chiara, senza per questo essere retorica o formale
Padre Sorge, il nostro testimonial, comunicava, preferibilmente ai giovani, con tono confidenziale.
Lo schema delle sue giornate: ore 4,30 sveglia, dalle 5 alle 7 preghiera, dalle 7 alle 8 uno sguardo alla stampa di varia ispirazione, alle 8.30 dopo la prima colazione, l’inizio del suo lavoro che molte volte era dedicato alla direzione di riviste proprie dei gesuiti.
Ogni giorno poi stabiliva il dove e quando celebrare la Messa, il più forte stato pasquale della sua vita sacerdotale e della sua incontenibile gioia.
Era capace di commuoversi mentre celebrava l’Eucarestia, specie mentre offriva quelle poche parole che sgorgavano dall’unione della mente col cuore
Molto la Cvx nazionale e locale deve a padre Bartolomeo Sorge, per la sua vicinanza, per la strada da lui tracciata con lucidità e determinazione nella Chiesa e nel rapporto tra Chiesa e mondo, lasciando delle orme visibili nel tempo. Ha offerto, nella storia, prospettive evangeliche profondamente incarnate e libere da condizionamenti.
Aveva incontrato nella sua vita, come è possibile, moltissime autorità, sia in ambito politico che ecclesiale, ma sempre con umiltà, col suo parlare pacato, col suo saper stare con compostezza anche in silenzio interiore, senza esagerare nel suo sentire di sé. Possiamo dire che P. Sorge è stato un uomo di Dio che ha fatto risplendere e fruttificare i suoi numerosi e ben visibili talenti e carismi a servizio della Chiesa, un uomo di preghiera che si è lasciato conformare dallo Spirito a Cristo Signore, una persona molto coerente tra fede e vita.
Non perdeva occasione per suggerire una serena ma al tempo stesso seria, promozione della donna in tutti gli ambiti
Era uno studioso attento che faceva dono della sua carità intellettuale, un politologo aggiornato, aperto, equilibrato e sapiente, un consigliere raffinato e obbediente lui per primo alla Parola del Vangelo, un confessore puntuale, chiaro, misericordioso.
Conoscitore dell’arte di educare, si poneva come esperto sostenitore degli educatori – genitori e insegnanti – cui suggeriva entusiasmo e fermezza; un amico sincero, sempre disponibile a venire incontro a chi aveva bisogno, un conferenziere lucido, brillante, da tutti apprezzato, sempre umile, mai vittima del peccato di orgoglio, di superbia e/o di vanagloria, che amava stare dietro le quinte.
Uno storico attento, convinto e convincente, che il Signore non abbandona i suoi figli in qualunque evento anche doloroso, un consolatore sereno nei confronti di chi aveva vissuto malattie e lutti, un sacerdote di Dio, fedele e gioioso quando dettava le sue meditazioni.
Padre Bartolomeo Sorge era vicino agli uomini politici senza cedere a scelte partitiche che avrebbero portato a ulteriori separazioni e divisioni
Nei suoi scritti era da tutti considerato “una bella penna”, “una penna felicissima”, a volte molto originale nello scrivere pensando. Amava la vita, il buon cibo, la campagna, la buona compagnia, i viaggi, specie i pellegrinaggi in Terra Santa. Si dedicava a letture impegnative. Si faceva compagno di tutti, ma poi si riservava tempi e modi di pregare, per ridire la sua appartenenza unica e totale al Signore Gesù che lo aveva chiamato alla Compagnia di Gesù quando ancora era giovanissimo.