Natale 2020, anno della pandemia
Natale 2020, editoriale Cristiani nel Mondo di P. Massimo Nevola S.I. (Assistente Nazionale Cvx)
Tre prodigi celebriamo
in questo giorno santo:
oggi la stella ha guidato i Magi al presepio,
oggi l’acqua è cambiata in vino alle nozze,
oggi Cristo è battezzato da Giovanni nel Giordano
per la nostra salvezza, alleluia.
Mi piace pensare al Natale 2020 gustando quest’antica antifona del vespro dell’Epifania.
I tre misteri che essa racchiude, la stella, il vino e il battesimo, sono tre portali dai quali ci è permesso entrare nella gioia della nascita al mondo dell’Eterno Figlio di Dio.
La pandemia ci ha obbligati in tutto il mondo a vivere questi giorni in sordina.
Una gioia appannata non solo dai cenoni saltati, dalle vacanze soppresse, dagli sci appesi al muro della cantina…
È appannata dai tanti lutti, che hanno coinvolto circa centomila famiglie (come fosse sparita un’intera città di provincia) e ancora dagli innumerevoli disagi vissuti da chi ha perso il lavoro, da chi non ha come pagare stipendi, da chi non sa più come reagire.
Natale 2020, ecco il primo segno: la stella.
Per orientarsi nel buio, gli antichi non avevano altro mezzo che sollevare la testa al cielo e scrutare le stelle. Ne appare una, anomala e affascinate. La seguono, la seguiamo. È l’invito ad alzare lo sguardo per poter scorgere dall’alto qualcosa che comunque nella nostra storia si muove. Come in tempi di guerra, tanti costretti dalle necessità, si trovano ora a chiedere aiuto al vicino. La solidarietà diventa di nuovo chiave di salvezza.
Non avevamo più un centesimo per poter pagare la mensa popolare. Stavamo per chiudere. È scattata all’improvviso l’idea più ovvia, mai presa in considerazione, perché forse obsoleta e primitiva: cuciamo noi stessi e condividiamo noi stessi qualcosa per preparare i pasti. E alla mediocrità di una normale mensa aziendale è subentrato così il piatto ben servito del buon gusto dei sapori caserecci. Un segno, niente di più di un segno, ma così sconvolgente nella sua semplicità: ciascuno contribuisce con qualcosa.
Natale 2020: tutto diventa di colpo più buono e più genuino.
La pandemia ci ha costretti ad alzare la testa e chiedere aiuto a una marginale stella cadente. Non solo mangiano i poveri del Caravita, ma la Comunità dei gesuiti ne ha per un’intera settimana, e con essa gli ospiti fissi accolti da mesi e… miracolo: la Comunità Cittadina Cvx ritrova il gusto di fare insieme le cose come quarant’anni addietro, quando si era “pischelli”.
Il vino
Maria a Cana coglie il disagio. La festa non si può fare con i fichi secchi. E quando all’uomo manca la festa, viene sottratto il senso stesso del vivere. Gesù spreca la sua messianicità nel garantire quel vino che rallegra il cuore dell’uomo. Lui che è sceso sulla terra non con una nave spaziale, ma nel grembo umano di Maria, sa che l’uomo è fatto per essere felice.
L’uomo è creato per lodare. Per giocare, per amare: Homo ludens
Il Creatore lo sa e insieme al pane, al vestito, all’ospedale e all’educazione, provvede a insegnare che si diventa pienamente umani solo nella festa. Il Regno di Dio è come un banchetto di nozze, dove Lui stesso passa a servire i commensali. Gesù è il vino nuovo che va messo in botti nuove. Il vino vecchio si conserverà buono solo se resta a servizio della festa, altrimenti in fretta si trasforma in aceto. Le abitudini antiche, le pianificazioni pastorali e le stesse tradizioni popolari, quando scadessero per autogiustificarsi al “si è fatto sempre così”, diventano acetose, indigeribili. Potranno disinfettare, ma non allargano il cuore. Un anziano può conservare l’atteggiamento della convivialità meglio di un giovane: dipende dall’età del suo spirito. Se sa accogliere, se sa divertirsi, se sa ancora stupirsi, come Mosé a ottant’anni.
Il battesimo al Giordano
Dal vino torniamo all’acqua. Pulisce, rinfresca, dà vita. Ma nell’acqua dell’unico fiume di Palestina oggi scende con tutti gli uomini anche Gesù. Dal Battista accorrevano da tutto Israele, riconoscendo tutti di non essere a posto. Solo chi non è a posto sa di esserlo e non se lo nega con false coperture, saprà scorgere accanto a sé il Figlio di Dio. E stare accanto a Lui nella verità è essere già in Paradiso.
La pandemia ci porta a esser tutti un po’ meno tronfi, meno accecati dall’autosufficienza. Tutti più umili. E in quanto tali capaci di piccoli gesti che anticipano la speranza futura, sulla scia di Geremia che proprio nel momento più fragile, desolato della storia ebraica (alla viglia della deportazione), compie un modesto investimento economico. Comprare case e piantare vigne (Ger 32,1-15): quando il nostro fallimento apparisse irreversibile, quando tutto sembra finito, quando sembra che ormai non resti altro che arrendersi, Dio può farci sperare e darci un futuro nuovo.
Il Signore non inganna, mai. Occorre talvolta pazienza per attendere la sua “ora” che non sempre coincide con le nostre attese. Ma lui certamente arriva e non potrà tardare.
Buon Natale 2020
Vorremmo contemplare questi segni della Pasqua Epifania, già nella notte di Natale, il 24 dicembre, alle 23.00 con una Celebrazione in streaming sul canale YouTube “Gesuiti a Roma”. La Messa sarà celebrata davanti al monumentale presepe napoletano settecentesco (quello in foto), nella Chiesa di S. Ignazio a Roma, sede nazionale della Comunità di Vita Cristiana.